Non lo so, non lo so qual è la ricetta giusta per far sì che un uomo mi guardi come io guardo la pasta al forno di mia mamma nelle domeniche di dicembre. Non lo so.
Non so fare strategie e non le ho mai fatte, in certe occasioni parlo veramente poco, eppure di cose da dire ne avrei veramente una tonnellata, ma ho sempre paura di sbagliare e se fai il ragù perfetto per la tua pasta forno e poi alla fine ci metti troppo formaggio prima di passarla sotto il grill, hai fatto la cazzata, la pasta al forno sarà una merda!
Non so perché continuo a guardare con languore un vassoio di dolci, quando so perfettamente che a me i dolci non piacciono, che poi per altro mi si buttano tutti sul culo e devo fare mille e duecento squat per smaltirli...sostanzialmente ho questa innata propensione a farmi del male.
Ma perché? Mi chiedo, ora alle 3:53 di notte, me lo chiedo in fondo chi te lo fa fare?
Me lo ripeto tante di quelle volte "ma chi te lo ha fatto fare" che a volte penso che nella mia vita il mio mantra sia questo.
Me lo ripeto cento volte, ossia tutte le volte che in palestra mi abbasso per fare sto benedetto squat che dico, stronza che non sei altro, mangia di meno invece di suicidarti con il personal trainer che ti guarda, mentre tu a fatica respiri, in un lago di sudore.
Me lo ripeto cento volte, ossia tutte le volte che in palestra mi abbasso per fare sto benedetto squat che dico, stronza che non sei altro, mangia di meno invece di suicidarti con il personal trainer che ti guarda, mentre tu a fatica respiri, in un lago di sudore.
Ma chi te lo fa fare?
Ma chi te lo fa fare?
Sapete cosa?
Una mia paziente in una situazione più che drammatica, difficile da gestire emotivamente anche per me, mi disse "Dottorè cento jorna si campa, e un jornu si mori!" ho pensato a quella frase per giorni e giorni, non cogliendone mai veramente l'essenza, forse la capisco solo ora, che ho un sonno della miseria, cento jorna si campa e io in questi miei 100 giorni voglio vivere tutto al meglio, voglio non dire mai potevo farlo e non l'ho fatto, potevo dirlo e non l'ho detto, potevo amare e non sono stata abbastanza coraggiosa.
Voglio poter dire che non ho avuto paura di stare male, paura di soffrire, voglio poter dire che delle cose belle che mi sono state concesse non ho rinunciato a nulla, vorrei potere dire che un volta nella vita le cose non sono andate come sapevo ma come volevo.
Quando si gioca una partita a carte e si sa giocare bene, si riconosce una mano buona da una cattiva, e tante volte mi sono giocata delle pessime partite pur avendo delle carte vincenti, e ho visto vincere persone bluffando, o con delle mani non buone ma che credevano più di me in quello che stavano facendo, oggi sono io che ho una mano un pò schifosa, e so che le possibilità di vincere sono veramente millesimali, ma so che questa partita così come tutte le altre che verranno la devo giocare, perché se mi alzo dal tavolo mi sarò autoproclamata perdente, quindi decido follemente di rimanere seduta e giocare le mie carte, che tanto al massimo perderò la mia fiches, ma ne avrò ancora una in mano da giocare alla prossima mano, che chissà che non sia la mia partita fortunata.
Quindi voi fate un pò come vi pare, io ho già fatto la mia puntata.
“Madame e monsieur… rien ne va plus, les jeux sont faits!”