E' arrivato il primo giorno di aprile, mi alzo, quest'anno lo scherzo lo hanno architettato bene.
Fuori c'è un silenzio che ovatta da giorni tutti noi, le nostre città, io comincio ad abituarmici. La casa si sveglia piano, odore di caffè, mi alzo e lentamente mi trascino in cucina, mi fanno male le gambe "un avia chiffari" mi dico tra me e me pensando agli squat fatti due giorni fa e che si fanno ancora sentire.
Ho finito di revisionare la terza stesura del mio libro, dovrei rivedere il narratore, ed ancora non sono riuscita a dare bene voce ai miei pensieri, non mi riesco a concentrare.
Ho avuto tempo per pensare che forse dovrei inseguire il sogno di lettere, così a tmpo perso. Che in fondo la medicina non si offende se riprendo i libri in mano per diletto.
In questi giorni mi sono capitate tra le mani delle vecchie , vecchissime e-mail, di quasi dieci anni fa.
In quelle e-mail è raccontata la fine di un amore, in quelle righe scritte da me e da quello che era stato per 5 anni il mio fidanzato, righe accorate piene di dolore, e anche di risentimento, scritte dopo l'ennesima lite al telefono.
Poi ieri quella notizia mentre seguivo una lezione on-line del corso che mi farà diventare medico del 118, Lorena è morta strangolata dal suo fidanzato, anzi dal suo compagno.
Mi sono sentita subito angosciata, anche se non la conoscevo.
Io l'amore l'ho provato, e l'ho ricevuto e anche quando amore non ce n'era più non mi sono mai sentita in pericolo.
Quando la ami una persona, puoi (forse, a volte) alzare la voce, io una volta ho spezzato in due un cellulare, nella mia rabbia solitaria. Ho pianto per i 4 giorni successivi.
Capita di litigare, è capitato anche a me, ma nemmeno nel momento più stressante di una lite mi sono sentita in pericolo.
E ora che ripenso alla mia storia d'amore, finita da tanto tempo, penso a Giacomo come un uomo gentile e sorridente, quando ci siamo lasciati avevamo la stessa età di Lorena. Non ricordo le sue mani impegnate a fare qualcosa che potesse nuocermi, erano sempre intrecciate alle mie o impegnate in un abbraccio.
Quelle mani mi hanno stretta quando avevo paura, accarezzata quando mi sentivo sola, mi hanno fatto il solletico quando giocavamo, mi hanno spalmato la crema solare quando ci concedevamo delle giornate al mare, hanno rollato sigarette di tabacco che profumavano di Mon Cherie e che non fumo più, abbiamo usato le mani per impastare, cucinare. Quelle mani stappavano bottiglie di vino, che bevevamo insieme. Le tue mani mi hanno fatto fare delle piroette quando andavamo a ballare. Le mani di Giacomo me le ricordo impegnate a lavorare, le mani me le ricordo impegnate ad amare anche ora a distanza di dieci anni da quell'amore.
Penso a Lorena a casa con il suo assassino e con penso alle mani del suo aguzzino che si prendevano cura degli altri e non si sono prese cura di lei, mi sono chiesta chissà se Lorena si sentiva in pericolo, chissà se ha sofferto, chissà se aveva paura, chissà se poteva essere aiutata, se poteva essere aiutato lui, chissà se questa tragedia poteva essere evitata.
Denunciate, ma prima di arrivare a questo, lasciateli se vi urlano contro, non li dovete fare arrivare a mettervi nemmeno un dito addosso.
Prendetevi cura di voi.
Non voglio cadere nella retorica banale, non voglio fare lezioni a nessuno, ma l'amore io lo conosco e vi posso garantire, che le mani devono fare proprio quello che vi ho raccontato e niente altro.
Niente sconti di pena, niente incapacità di intendere e di volere per il tuo assassino, perché io non ci credo che pure nella follia si possa arrivare ad ammazzare chi ami, se succede è perché sei un assassino che ha saputo mettere la maschera dell'essere umano , nascondendo quella della bestia.
Ciao Collega,
che questo ultimo viaggio ti sia lieve.
”Ho giurato di non stare mai in silenzio, in qualunque luogo e in qualunque situazione in cui degli esseri umani siano costretti a subire sofferenze e umiliazioni. Dobbiamo sempre schierarci.
La neutralità favorisce l’oppressore, mai la vittima.
Il silenzio aiuta il carnefice, mai il torturato.”