venerdì 15 luglio 2016

Un treno chiamato desiderio.

È il momento della rabbia. Due treni regionali si scontrano percorrendo un binario unico, in mezzo alle campagne, treni pieni di studenti e pendolari, due treni come tanti che percorrono le tratte ferroviarie del Sud Italia. Ferrovie a scartamento lento, altro che frecce rosse e Tav, una velocità ridotta che da poco dopo l'unità di Italia ci impongono a furia di imbrogli e malefatte,un popolo che si rassegna ogni giorno, un popolo che si è arreso, che troppo avvezzo alle critiche finisce per rimanere intrappolato nei cliché di certi romanzi, "In Sicilia non importa far male o far bene: il peccato che noi siciliani non perdoniamo mai è semplicemente quello di 'fare'." Così scriveva Giuseppe Tomasi di Lampedusa nel Gattopardo. Troppo facile puntare il dito adesso e cercare un responsabile? Invece io lo punto eccome, perché su quei treni ci ho viaggiato centinaia di volte e se non avessi sentito che la tragedia si è consumata tra gli ulivi secolari pugliesi, non avrei fatto fatica a pensare che si trattasse proprio del treno che mi ha portata per anni a fare esami a Palermo insieme a centinaia di lavoratori. Su quei treni regionali, che fanno una miriade di fermate viaggiano le speranze di chi dal piccolo paesino si sposta in una grande città, su questi treni ci si conosce e i volti rimangono scolpiti nella mente, così come le storie e i sorrisi che incorniciano il volto,specie se il treno ti sta riportando a casa. La fatalità dell'errore umano al Sud si costa di più, al Sud significa 27 morti e 50 feriti, perché il treno dei desideri, che viaggia a velocità ridotta, ha un solo binario, una direzione obbligata, che ci ricorda che non abbiamo molta scelta... noi al Sud, costretti a camminare dentro solchi precostituiti. E mentre al nord i comitati no TAV, danno battaglia per la tutela del territorio, al Sud si prega che non sopprimano un'altra linea, come per la freccia del Sud che non parte più da Agrigento, come per le stazioni intermedie già disagiate, che diventano isolate nell'isola più bella del mondo. Insomma sono arrabbiata, perché sul quel treno ci potevo essere io, perche chissà a quale re Borbone dobbiamo ringraziare per questo singolo binario, perché l'Italia a doppia velocità frena un sud che era ricco e potente prima di un'unità ancora oggi solo sulla carta, un Sud lasciato alla deriva e che come sempre dà dimostrazione di se perché nelle tragedie ci si stringe e ci si rimbocca le maniche,la memoria mi va all'alluvione di Giampilieri e alla macchina dei soccorsi e della solidarietà che non si prodiga come per Genova, i morti del Sud fanno sempre meno rumore,c ome se ci fossero morti di serie A e di serie B. I lenti treni del Sud si torcono e agrrovigliano come i tronchi degli ulivi secolari, nelle campagne arse dal sole, la gialla distesa di grano si macchia del rosso del sangue dei nostri cugini pugliesi, penso al giallo e rosso della bandiera siciliana che dovrebbe essereessa mezz'asta, a lutto, perché sul quel treno ci potevo essere io, o uno dei vostri figli, o voi stessi. Arriverà il momento del silenzio, del dolore dignitoso della gente del Sud, che spero si trasformi nel più assordante dei rimproveri, per una tragedia che poteva essere evitata, che arrivi alle orecchie di chi ci governa e se davvero non dovesse cambiare nulla, spero che almeno il frinire delle cicale di quelle campagne rimbombi nella loro testa, al punto da diventare insopportabile, al punto da risvegliare qualche coscienza, sempre che ne siano provvisti. Ci stringiamo alle famiglie che hanno perso i loro cari. Sperando che si sentano meno soli.