lunedì 22 gennaio 2018

A chi ha paura di restare fermo, e sogna un po' più forte quando è sveglio.

Ieri è stata una giornata orribile, mi sono alzata, pioveva, avevo delle cose stese, mi scapicollo ancora con un occhio chiuso e le cispe in quello aperto a ritirare la roba prima di doverla rilavare, ho ancora delle cose da stendere, maledetto stendino che non ho... 
Bene, faccio colazione, ieri era una di quelle mattine che "Oh Dio che mangio? dolce o salato?" opto per il dolce metto a scaldare un pò di latte preparo il caffè, nutella, marmellata o miele? nel dubbio li prendo tutti, faccio colazione, vado per posare il miele, un barattolone di miele, che manco Winnie the Pooh poteva sperare di meglio, che mi scivola rovinosamente dalle mani e SBATATAM si frantuma davanti ai miei occhi, miele ovunque, vetri ovunque, il mio turpiloquio tocca vette altissime. 
Pulisco tutto appiccicandomi come una mosca nella carta moschicida, lecco un dito appiccicoso e sparo la Bose a palla, vado a fare la doccia, metto un piede dentro la vasca il tappetino scivola, una gamba va rovinosamente in giù, praticamente faccio un numerone che se m'avessero vista gli Orfei mi scritturavano come circense, insomma per poco non mi rompo il collo.
"Oi Iurnata è" si capisce già la piega.
Piove e c'è vento, mi si rompe l'ombrello.
Corro in macchina, mi metto per strada e trovo uno davanti a me che va a 20, ma come fa a camminare a 20? Appena posso lo supero, mi dico, mentre mi godo il paesaggio, visto che sto attraversando la Valle dei Templi, mi chiedo sempre come abbiano fatto a resistere tutto questo tempo, hanno la bellezza dell'eterno.  





Ma vorrei sapere chi me la sta buttando? 'rca trota... camminavamo così piano che ho visto un turista tedesco di 70 anni superarmi a piedi, mi giro verso il tempio della Concordia, il mandorlo è già in fiore, era forse per questo che sto babbione camminava a 20 chilometri orari? Il cielo è grigio, ma quei mandorli fioriti rosa e bianchi sembrano delle nuvole di zucchero filato.
Ecco, tutto nella lentezza di quell'incedere a passo di turista tedesco, torna al suo posto, piano piano spunta anche il sole. 

"Scrivi solo di cose belle?" 

No, ho scritto quando ero arrabbiata, perché la superficialità mi ha delusa e ferita, perché non mi sentivo capita, perchè mi facevano sentire sbagliata e io come un sciocca ci ho creduto, non accorgendomi di quanto fossero limitate certe teste di rapa, perché non avevo ancora realizzato i miei piccoli sogni, perché io cose storte non ne posso proprio vedere, cercavo un posto nel mondo ma cercavo nei posti sbagliati, cercavo amore dalle persone che non ne sapevano dare, cercavo generosità emotiva negli avidi di emozioni, insomma non ci avevo capito proprio una minchia. Ed infilata in quella palude come potevo mai scrivere di cose belle? 
Ci ho sempre riso su, che in fondo, farsi na risata è la soluzione a tutto.


Poi nella follia della giornata di ieri mi arriva un messaggio per le 19.00 e di corsa a fare l'aperitivo, che cheffà non te lo vuoi bere un bicchiere di vino?
Ho di fronte ben due esemplari di bipedi maschili, che mi fanno morire dalle risate, ma mica poco, un sacco, ad un certo punto loro parlavano di dentifrici e di scarpe e io li ascoltavo e pensavo, ok sulle scarpe ci sono ma come fate a parlare per più di tre minuti di dentifrici? Sono matti, come me, sono genuini e sono intelligenti, e a me l'intelligenza mi fa divertire da morire. 
"Scrivo di cose belle quando sono in periodi belli."
"E in che periodo sei ora?"
Ho camminato per 20 minuti con uno che andava a 20 km/h, non ho suonato il clacson, ho visto che il mandorlo è in fiore, ad un MaiNaGioia corrisponde una reazione uguale e contraria, e poi ora ci siete voi, che riuscite a farmi ridere anche se parlate di dentifrici.
QUESTA NON E' UNA COSA SERIA...
Questa è una cosa Gioiosa. Per fortuna.



"Ci si sceglie per farselo un pò in compagnia questo viaggio in cui non si ripassa dal via..."


sabato 6 gennaio 2018

Smemo, Squerez, Vespe truccate. Riavvolgiamo il nastro?

Sto ascoltando Cesare Cremonini, vent'anni fa (circa) ho consumato "Squerez?" uno dei primi cd che ho potuto comprare, sacrificando parte di una paghetta in Lire, che mi doveva bastare per la benzina e per qualche morigerata uscita, in cui il massimo della trasgressione era un martini con ghiaccio e un'oliva verde.


Avevamo gli scooter, un mare di gel nei capelli (appannaggio quasi esclusivamente maschile), avevamo i brufoli, e i miei amici cominciavano a coprirsi di pelo sul volto, e ora quando li vedo temo sempre si siano convertiti a qualche strana religione che gli impone delle barbe che Noè scansate, passavamo il tempo a chiacchierare, altro che what's app e storie sui social, ci concedevamo qualche autoscatto ma pochi perché con il rullino mica potevamo cancellare e riscattare e il rullino costava e anche farsi sviluppare le foto, per cui niente foto con le bocche pittate e strette, chiedetelo ora ai quattordicenni.
Oggi ho ripulito un pò casa e sono saltati fuori i diari del liceo e una marea di lettere perché quando avevo 14 anni, andavamo in vacanza studio e facevamo amicizia, sulle soglie del duemila un pioniere mi scrisse "hai l'e-mail? ti lascio la mia è più semplice e veloce", che a leggerlo adesso mi mette tanta di quella tenerezza. Io e molte altre ragazze sceglievamo con cura la carta da lettere, le penne colorate, e il rito di affrancare e spedire dall'altra parte dello stretto era di un piacere impagabile, poi quelle lettere sono state sostituite dai primi cellulari e dai primi sms, e cambiò il mio mondo, arrivarono gli squilli, ti sto pensando e driiin... le Christmas card con gli e sms illimitati, le prime serate in discoteca. Ho ritrovato dei biglietti di auguri di gente che non ho la benché minima idea di che volto abbia, ho ritrovato delle vecchie foto, e tanti sorrisi che ora dopo vent'anni sono sempre i sorrisi familiari, delle mie migliori amiche. 
Ho aperto le pagine ingiallite e colorate dei diari, dove raccontavo molto e segnavo pochi dei compiti per casa, i nomi criptati al punto che sono diventati ora una nebbia fitta dalla quale non cavo un volto manco a pagarlo, esultavo per un 4 e 1\2 in matematica, e pensare che sono riuscita a laurearmi, ha del miracoloso.
Ho diverse chew-gum attaccate su quelle pagine, si sente ancora un vago odore di menta o forse di cannella? (CHE SCHIFO).


Non pensavo che avrei mai potuto dirlo, ma si, noi eravamo diversi, penso ancora con emozione ad uno dei miei primi baci su un dondolo in estate, e forse ci pensa anche il papà della mia compagnetta di classe che beccò me e il mio amore 14, storia lunga tre giorni, tragedia successiva durata anni, ma che ne devono sapere Romeo e Giulietta. Ma c'era l'incanto...c'era la magia, c'era il juke-boxe e le canzoni che andavano in loop, noi seduti su un muretto a cantarle a memoria, in due senza casco, e -"Pronto sono Monica, c'è Manu?"
-"ma che fai mangi? ma sono le quattro di pomeriggio. Che mangi?"
-"FRITTATA!" e io che ingrassavo al solo suono della parola FRITTATA. 
"Dopo i compiti andiamo al viale?" e così col freddo prendevo il mio liberty celeste e correvo al viale, senza appuntamento senza cellulare, che tanto qualcuno li lo trovavo sempre, e poi c'eravamo date appuntamento due ore prima mentre la mia amica masticava felicemente qualcosa e io crepavo di invidia perchè lei era un fuscello. E quante parole, fiumi.



Noi eravamo diverse, e non sapete quanto mi pesa dirlo, non ci saremmo mai sognate di mandare foto mezze nude, e alle 11 a casa (d'inverno) , d'estate ci veniva concesso un pò di tempo in più,  il mare, la sabbia, i tramonti, quei quattordici anni sono stati magici, così fino ai 18. Ci sono stati tanti balli lenti, e voi non sapete che bello è stringersi intimiditi, altro che selfie da bagasciona. Poi la fretta di diventare grandi, perchè poi? 

Poi la comunicazione è diventata rapidissima, stringata, arriverà ad estinguersi del tutto, ma per fortuna, noi trentenni della terra di mezzo, sappiamo ancora parlare, lo facciamo dandoci un tono spesso davanti a un bicchiere di rosso, quell'incanto che voi avete bruciato davanti a quella foto da Lolita, noi ce l'abbiamo ancora.

"Ci sono occhi che tagliano il silenzio e mi piace, mi piace parlarti di me,