mercoledì 20 dicembre 2017

“Non vi è nulla di più triste che svegliarsi la mattina di Natale e scoprire di non essere un bambino”





Quest'anno sono pervasa da un incontrollabile spirito natalizio, sto ascoltando canzoni di natale cantando a squarciagola da ore, il mio vicino di casa tra poco verrà a bussarmi con una lupara, o magari no, magari, ha indossato un bel cappellino rosso e balla in cucina sulle note natalizie che escono da casa mia.

E' da un pò che ho smesso di scrivere quei pallosissimi resoconti di fine anno, che alla fine, è solo la lista dei buoni propositi che non ho mai rispettato, tipo mettermi a dieta...niente non ce la faccio proprio. Provare a risparmiare? Niente, anche su quello ho qualche problema.

Vi volevo fare gli auguri di Buon Natale, e regalarvi un pò della mia irrefrenabile gioia natalizia, anche se a casa mia non c'è nemmeno una lucina che ricordi che è Natale, ho il Natale nel cuore quest'anno.

Spero che possiate essere sereni, e che nessuno di voi si senta solo,
spero che riempiate la pancia ma senza esagerare che poi vi viene l'intossicazione, non sapete fare le punture e intasate le guardie mediche,
spero che troviate l'abbraccio che avete perso, 
spero che impariate a dare prima di pretendere, 
spero che non teniate conservati i baci, ma che ne diate a profusione, tutti quelli che potete, che tanto sono gratis, siate generosi.
Non lesinate sorrisi, e siate dei dispensatori di gentilezza.
Siate i "plus" della vita degli altri e imparate ad amare gli altri per quello che sono, anche se chi avete di fronte è una benemerita minchia salata.
Siate coraggiosi e la vita vi premierà.
Non sottraetevi alle vostre responsabilità, dite la verità quando potete, ma non sempre, a volte è meglio tacere che non va detto proprio tutto.
Non abbiate paura della solitudine e di questo strano velo di malinconia che vi portate nel cuore, fare a meno è un verbo bellissimo da coniugare, anche in due. 
Avete un sogno ? Provate a realizzarlo, non arrendetevi, non gettate la spugna che prima o poi verrete premiati. 
Regalatevi delle esperienze nuove, sorprendetela questa vita e lei sorprenderà voi.
Sappiate riconoscere le occasioni e lanciatevi anche se non siete sicuri dell'affare che state facendo, ne sbaglierete qualcuno, ma quello che azzeccherete vi ripagherà di tutto, energia e sacrifici, datevi una possibilità sempre e datela agli altri specialmente alle persone da cui meno vi aspettate qualcosa, saranno fonte di ispirazione.
Siate attenti, un conto è essere coraggiosi ed un contro è essere incoscienti, che tirare il freno a mano a velocità sostenuta su strada ghiacciata non è da coraggiosi ma da coglioni, se sentite puzza di pupù, andate via che se la respirate dopo 15 minuti farà  sempre puzza di pupù, non sentirete mai ciavuru di Chanel n°5, per dire.
Ascoltate i consigli di chi stimate e ignorate quelli non richiesti dei tuttologi di sua maestà la fava.
Se pensate che la persona che avete di fronte si sia comportato male, ditelo, dategli lo schiaffo morale che merita.
Fate bene la differenziata, e smettetela di buttare la munnizza in mezzo alla strada.
Non regalate un cucciolo a chi non ha tempo da dedicarVi, non abbandonateli non sono dei giocattoli, per favore, smettetela di trattarli come esseri umani perchè non lo sono.
Fate vaccinare i vostri figli e i nonni, fidatevi di chi ha le competenze e non fidatevi di tutti gli altri. 
Fate in modo da dedicarvi il migliore del tempo a disposizione, non scartate i canditi dal panettone e fermatevi a godere della bellezza.


Non ho che auguri da regalare:di auguri ne ho tantiprendete quelli che volete,prendeteli tutti quanti.(Gianni Rodari)

giovedì 16 novembre 2017

Trame d'amore e uncinetti di felicità.


Ho sempre pensato che questo spazio per me fosse terapeutico e ho sperato lo fosse per voi.
Volevo raccontarvi una storia, una storia d'amore.
Una storia che è del secolo scorso, lei si chiama Francesca, è nata nel 1911 l'anno del varo del Titanic, gli anni del sogno americano, cresce in un piccolo paese siciliano e gli Stati Uniti le rubarono forse un pò di infanzia.
Francesca forse non era bellissima, anche se per me lo è sempre stata, ma aveva una eleganza innata, ordinata e disciplinata. Ha avuto un marito altrettanto elegante, e molto bello, uno di quelli che sembrava un attore di Hollywood, dal loro matrimonio nascono due figlie e poi quattro nipoti (tutte femmine) e da loro nove pronipoti.
In questa storia c'è tanto amore, amore tra Francesca e suo marito, prima lui le regalò una splendida famiglia, che si prese cura di lui quando non ricordava più niente, quando non riconosceva nessuno, sarebbe stato più semplice rassegnarsi a quei vuoti di memoria, ma no Francesca si dedicò fino all'ultimo a quel bel Luigi, affascinate anche da anziano, per quel poco che ricordi, sempre pulito e profumato, sempre in ordine. La cosa peggiore della malattia e del diventare vecchi è perdere il controllo del proprio corpo, il dono è essere dignitosi quando sembra inevitabile che la vita ti scivoli tra le dita.
Francesca non fu mai sola, c'erano le figlie e le nipoti che la amavano come una mamma, e le pronipoti che la amavano come una nonna, sebbene ogni tanto il suo trovare un ordine a tutto anche a dei capelli un pò spampazzati diventava a tratti fastidioso. Ricordo dei capelli come fili d'argento, con un'onda anni 20 che lambiva la fronte, delle gambe gonfie e stanche e delle mani laboriose che sapevano fare tutto, ma proprio tutto, almeno così mi hanno raccontato, pare non ci fosse cosa che quelle mani non sapessero fare, dar cura alla casa, cucinare, e sferruzzare. Quelle mani intrecciavano fili di lana e ancor meglio sapevano fare l'uncinetto. Anche mia mamma lo sa fare e c'erano sere che sul divano sferruzzava per ore, io non ho mai imparato...ci voleva troppa perizia e troppa pazienza sapevo fare solo delle catenine, chilometri di catenine, avrei dovuto imparare, invece la mia poca pazienza mi ha dissuaso. Un sorriso dolce, un'espressione malinconica questo è il mio ricordo in bianco e nero, che profuma di cassetti colmi di biancheria pulita, perfettamente stirata, Francesca, per me è sempre stata nonna Luigina e io mica lo sapevo che non era il suo nome di battesimo, l'ho scoperto da grande, ho scoperto quanta forza ci fosse in quella donna a cui ho voluto molto bene. Penso che quella forza fosse l'amore, quello che ha dato e che spero le abbiamo restituito co gli interessi. Quello che le è mancato quando era piccola, ma forse ha recuperato dopo. Sono pezzi di ricordi nei quali mi rifugio quando ho bisogno di ritrovare un pò di dolcezza "un agruduci sapuri". Quando ho bisogno di trovare amore, e anche un pò di quei sorrisi che ci concedevi, magari mentre le tue dita abili intrecciavano i fili di una coperta o di un centrino. Perchè se mia mamma è brava tu eri più brava, maestra, Maestra d'amore.

Questa foto l'ho trovata per caso su Instagram è di Piero Ricotta, non è Luigina ma mi ci ha fatto pensare, questa foto, quelle mani e quelle rughe raccontano una storia e quella che vi ho scritto sopra è la mia.

A presto,
Monica.

lunedì 30 ottobre 2017

Forme Imperfette.

Ricorre il terzo anniversario di una delle frasi che di più hanno condizionato la mia vita, ed in parte la mia autostima, che indubbiamente ha dato vita ad una cascata di movimenti e cambiamenti che ancora oggi creano vortici e tumulti dentro e talvolta anche fuori di me.
Esterno-Notte.
Una sera fresca di fine ottobre, le macchine che passano sporadicamente ci abbagliano con i loro fari, noi in piedi uno di fronte l'altra, stiamo cercando di chiarire il perché ed il per come non stavamo più insieme, che poi che me ne dovevo fare di tutte ste gran spiegazioni? Mah...Le cose iniziano e allo stesso identico modo finiscono, tante volte tutte 'ste chiacchiere creano solo un gran danno. Ed infatti come volevasi dimostrare, dopo una pacatissima e civilissima discussione, il galantuomo col quale avevo trascorso quasi un anno della mia vita, guardandomi e senza alcuna vergogna mi disse : "Che peccato che tu ti sia creata questo Handicap del peso, sei tanto graziosa, ma è come se avessi deciso deliberatamente di sederti su una sedia a rotelle", lo guardo un pò sbigottita, in prima istanza perché non riuscivo a credere alle mie orecchie, insomma quello li era stato il mio fidanzato per quasi un anno, durante il quale avevo perso più di dieci kg, con una fatica immensa, mi sentivo meglio fisicamente ma ancora lottavo con lo specchio e con la bilancia e questo lui lo sapeva, e sapeva che io che sono una senza alcun tabù, avevo e continuo ad averne solo ed esclusivamente uno: il mio peso.
Come poteva essere così meschino? Che poi io non gli ho mai detto: "Amore mio,hai la panza brutta e molliccia e i capelli sono più sul cuscino che in testa", non l'avrei mai fatto, primo perché non mi sono mai fermata alla confezione, e poi perché insomma era l'uomo con cui avevo scelto di stare, a me piaceva. Non si può dire che reagii esattamente bene, ma mi contenni al punto che al primo primordiale impulso di sfondargli la macchina a pedate, sopraggiunse un attimo di freno, dettato da quel poco di raziocinio che mi era rimasto, lo guardai e risposi che "io potevo sempre dimagrire ma che per il suo cervello non c'era niente da fare". 
Da allora cominciò una specie di inferno, perché, sebbene mi millantassi coriacea in realtà crollai, davanti a lui, a me e sopratutto davanti a quel riflesso allo specchio di fronte al quale non riuscivo più a riconoscermi.
Da allora il mio processo di cambiamento non si è mai arrestato, inutile dirvi che più faticoso di quello estetico è stato quello che avveniva intimamente dentro di me, ho provato a non diventare troppo cattiva con gli altri e con me stessa, dopo quella brutta ferita, ho incanalato quella rabbia, ho provato a farla diventare energia. Ero sempre a dieta, tra alti e bassi, non sono mai riuscita ad incanalare la mia fame atavica e farla diventare qualsiasi altra cosa che non fosse altra fame. In questi tre anni sono stata insomma più affamata che arrabbiata, da quella esperienza ogni volta che sento che qualche donna viene criticata per qualcosa che la caratterizza fisicamente, Tette Piccole, Culo Grande, Nasone, Labbra Troppo Sottili, Smagliature, Cellulite, Ciccia e Brufoli e vedo la sofferenza negli occhi di chi ha subìto quel tipo di pressione psicologica lì, a me ritorna quella rabbia di tre anni fa, io inviterei queste donne a guardare chi è il promotore di queste osservazioni, i capelli li ha tutti? 
Ad addominali come siamo messi?
Il sedere lo hanno per riempire i pantaloni oppure lo hanno dimenticato chissà dove? No, perchè onestamente se ti permetti di farmi un appunto sulla mia fisicità come miiiiiinimo devi essere una specie di bronzo di Riace, non dico perfetto, ma qualcosa di simile, sennò statte zitto. Ma soprattutto i nostri eroi dei due mondi, questi sensibili esploratori dell'emotività femminile, hanno qualcosa con cui riempire i boxer? Che sia il giovane Walter o I suoi due vicini Coglioncelli? Che amici miei gli attributi non ve li può regalare nessuno, nè il Walter vi può allungare e da un pisellino primavera diventare un platano brasiliano, eppure nessuna donna si sognerebbe mai di guardarlo, poi guardarvi e ridere... e magari dire "eh, tesoro mio bello , e ora con questo cosettino che ci faccio?" E credo che il motivo sia uno solo, siamo donne, siamo sensibili e sappiamo che la parola così come una freccia scagliata da un arco teso non torna indietro, quindi ci pensiamo prima di dar fiato ai polmoni, e se non vogliamo essere delle stronze epiche, stiamo zitte, perché infliggervi questo dolore? Non vi vedremo più magari, o forse si, perché chi se ne frega di qualche difetto se voi siete belli oltre ciò che vedono gli occhi? 
Ho imparato da quel giorno però a non avere nessuna forma di rispetto per chi non è in grado di rispettarmi, ho imparato a dire le cose col giusto garbo e a non dirle se avessi recato turbamento eccessivo, ho imparato a volermi bene e tanto, ho dato valore a ciò che sono diventata (finalmente) e mi sono riconosciuta davanti allo specchio e ogni tanto, scatenando l'ilarità di mia sorella me lo dico anche ad alta voce: "Ciao Splendore!". 
Se vi sentite bene così come siete, fregatevene, ma davvero.
Se invece non fosse così rimboccatevi le maniche e diventate il motore del vostro cambiamento, prendetevi il tempo che vi serve, sorridetevi.

Ma sopratutto se qualcuno vi dovesse dire "siete grasse" come hanno fatto con me, guardatelo, sorridetegli e se è il caso diteglielo..."io sarò anche grassa, ma tu ce l'hai proprio minuscolo" (anche se non fosse vero, lo vedrà rimpicciolirsi a dismisura!)

Opera Empatica di Giuliana Tavolacci, potete vedere  i suoi lavori visitando il suo profilo Instagram @giul_tardi.


"Molto spesso noi donne siamo grasse, ma voi uomini siete pesanti, e per questo mettersi a dieta non basta." Geppi Cucciari


domenica 15 ottobre 2017

Una moltitudine di solitudini.

L'asfalto corre sotto le ruote della mia piccola utilitaria, ho la radio accesa ma nemmeno una canzone che faccia da giusto sottofondo mentre attraverso la Valle Dei Templi, non riesco mai a rimanere indifferente alla bellezza, spengo la radio apro il finestrino che forse sentire il fruscio del vento è meglio che ste quattro canzonette.
Allungo il giro prima di rientrare a casa, percorro il viale alberato che mi fa pensare a mio nonno che mi portava a raccogliere i pinoli per tenermi impegnata, anche da bambina ero un po' rompipalle, ai lunghi giri in bicicletta messa su un seggiolino, e ad una ciabattina Champ persa in un tombino, erano orribili, ma quella prematura dipartita me le ha fatte amare più del dovuto.


Incrocio un paio di macchine, provo a guardare negli abitacoli, ma niente le luci mi abbagliano e distinguo poco e niente, incrocio un ragazzo alla rotonda, anche lui guarda dentro il mio abitacolo, gli sarà sembrato strano ci fosse qualcuno ancora in giro a quell'ora della notte, in una silenziosa, nostalgica e bellissima San Leone. 
Mentre rientro a casa in religioso silenzio, penso che potrò ascoltare un po' di musica senza dare fastidio ai miei, che potrò scrivere un post a notte fonda visto che di giorno non trovo il tempo, penso che ho iniziato a scrivere una storia che vorrei diventasse un libro, ma mi blocco sempre, forse per paura di non essere all'altezza, forse perchè ho paura di trasferire troppi sogni a quei personaggi che prendono vita, forse perché penso a cosa ha detto un giovane editore che ha avuto il coraggio di pubblicare un mio racconto "in Italia scrivono tutti e nessuno legge", e io ho ancora tante di quelle cose da leggere che mi sento piccola, piccola, eppure ho visto pubblicare delle cose veramente orribili, dagli pseudo-saggi e alle poesie che hanno fatto credere ad alcuni di essere i nuovi Neruda e Wisława Szymborska di Girgenti, e invece non è cosi tesori miei, che capito, se scrivete voi o chi vi ha gentilmente regalato qualche verso (per altro i più belli del vostro libro) perché non devo farlo io che in fondo me la spiduglio e da sola?
Pensavo mentre ero quasi giunta sotto casa, che in fondo vivo sola da quando ho 19 anni, ma che non sono mai stata da sola, perché negli anni ho avuto delle coinquiline stupende, Alba, Gaia e Luce, che vedete non è un caso forse che i loro nomi siano un inno alla gioia, perché loro per me sono state le albe di giorni interminabili, la gaiezza delle risate di cuore, e dulcis in fundo la luce in fondo al tunnel, sono tornata a vivere con i miei sulle soglie dei 30 anni dopo un numero vario di disastri sentimentali, con una laurea in medicina alle porte e lo stress degli ultimi esami, in uno stato emotivo che solo la mia famiglia poteva tollerare senza sfancularmi dopo due secondi netti di convivenza perché nella buona e nella cattiva sorte loro mi amano anche così.
Arrivano le guardie mediche e i primi stipendi, e con essi arriva il momento di saltare, anzi no di spiccare il volo, così decido, voglio vivere da sola, ora che posso grossomodo riempire il frigo, i miei mi dimostrano la loro assoluta inestimabile intelligenza con l'ennesimo atto di amore e mi "prestano" casa al mare (Genitori ...non vi preoccupate, vi ospiterò quest'estate). 
Sono felice di questa nuova dimensione, del mio tempo autogestito, di come tengo in disordine la casa, di come la vivo, sono felice di alzarmi al mattino e vedere il mare che luccica e di avere il privilegio di sentire il gorgoglìo della caffettiera e il profumo di salsedine, mi sono trovata tante volte a saltellare attorno al tavolo e a ballare da sola con la musica sparata a tutto volume, se qualcuno mi vedesse mi rinchiuderebbe al manicomio. Penso a un amico che mi ha detto "io sono un'orso, ma tu sei una solitaria", non credo di esserlo, anzi non lo sono per niente in realtà, ma ho molta paura della solitudine, e ora invece che convivo con me stessa in fondo questa dimensione mi piace e questa solitudine piano piano si addomestica, credo che alla fine si farà accarezzare.
Una riflessione è doverosa, vedo le finestre accese delle case degli altri e alcune so che sono luci che illuminano solo due occhi, che sono case in cui la musica è ascoltata da due sole orecchie, sento il rumore delle pagine di un libro sfogliato mentre sul divano ci si gode un attimo di pace, stiracchiando le gambe e accarezzando qualche quadrupede pelosetto che fa compagnia. Però mi chiedo, le nostre sono davvero delle felici dichiarazioni di indipendenza o piano piano ci avviamo ad essere una moltitudine di solitudini?

L'autrice del quadro è l'agrigentina Giuliana Tavolacci. Troverete la galleria con sui lavori sull'account Instagram @giul_tardi


lunedì 2 ottobre 2017

Amare è trovare la propria ricchezza al di fuori di sé stessi.





"Hai freddo?"
"Un pò si."
"Tieni..."
Incredula vedo un trentenne, o giù di lì, sfilarsi la sua felpa e cedermela. Non vedevo un gesto così gentile dal secolo scorso, non credevo ai miei occhi. Sono tornata a casa rinfrancata da quel piccolo atto di gentilezza, e con una consapevolezza, "C'è vita su Marte", la gentilezza non è morta e la speranza che questo mondo possa essere un posto migliore si è rinvigorita.
La meraviglia si moltiplica all'ennesima potenza perchè il gentiluomo era solo semplicemente galante, niente scopo di lucro insomma.
In questi giorni, e oggi col rumore di pioggia scrosciante che arriva da fuori ancora di più, ho pensato e riflettuto tanto, evento straordinario, visto le pochissime ore di sonno.
Dovete sapere che sarò la nuova wedding writer della rivista Cerimonia in Stile, già io, che non vedo l'ombra di un uomo degno di essere chiamato tale ormai da tempo immemore, scriverò di matrimoni! Ironia della sorte? Contrappasso? Non lo so nemmeno io. 
Comunque dicevo, grazie a questa nuova avventura ho avuto modo di parlare d'amore, e l'ho fatto con una coppia di ragazzi di Agrigento, che si sono sposati poco tempo fa in comune, Genì e Lillo e con la ormai tristemente celeberrima sposa single Brianzola. Mi hanno dato lo spunto per interrogarmi sui sentimenti, anche io sono una donna single, credo con un buon margine di potermi definire indipendente, non ho mai sentito particolarmente l'esigenza di avere il fidanzato, non l'ho mai cercato, ma nei miei sogni, c'è il principe azzurro, o comunque un uomo che mi voglia bene che mi aspetti a casa, o da aspettare mentre le polpette sono sul fuoco, sarei proprio felice se arrivasse, sarei felice di rinunciare ad un pò della mia agognata e preziosissima libertà in favore di una doppia libertà la mia e quella dell'uomo che potrei amare, sarebbe un'addizione di indipendenza, non una sottrazione, l'amore è somma, l'amore è moltiplicazione di gioia, di spazi, di sorrisi, di abbracci e di calore. Non lo si deve vivere per sottrazione, non è divisione ma condivisione. Condividere i piedi gelidi (i miei) sotto un piumone, il plaid mentre guardi la tv, un bicchiere di vino in due, addormentarsi prima che finisca il film e sapere che ci sarà qualcuno che ti racconterà quello che ti sei persa. Amarsi è un bonus, un'occasione, ed è quasi sempre un rischio, amarsi è un'operazione audace, per chi sa ancora giocare d'azzardo, per chi vede nell'imprevisto un'opportunità. Non è uno spreco di tempo, non lo è mai, né una rinuncia a un pezzo di se, non si deve perdere, si deve prendere, non è sconfitta è una vittoria qualsiasi sia il risultato finale.

Ho imparato che non voglio diventare come la Sposa Single, che non crede più a niente, se non all'immagine distorta di se stessa, credo di essere una brava persona ed una brava donna, cucino che Carlo Cracco scansate... ma a che serve se non c'è nessuno che te lo dice e se nessuno può mangiare le polpette con te? 
Ho imparato che sarei felice di trovare una persona che parlando al telefono con una sconosciuta possa dire io ero un uomo che aveva paura, ma l'amore per Lei mi ha reso un uomo libero.

Amare se stessi è l'inizio di una storia d'amore lunga una vita.
Ma Amare un'altra persona è riempire la propria vita con tutti i colori dell'arcobaleno.

sabato 16 settembre 2017

Si vive come si sogna, praticamente soli...o Forse no.

Non lo so, non lo so qual è la ricetta giusta per far sì che un uomo mi guardi come io guardo la pasta al forno di mia mamma nelle domeniche di dicembre. Non lo so. 

Non so fare strategie e non le ho mai fatte, in certe occasioni parlo veramente poco, eppure di cose da dire ne avrei veramente una tonnellata, ma ho sempre paura di sbagliare e se fai il ragù perfetto per la tua pasta forno e poi alla fine ci metti troppo formaggio prima di passarla sotto il grill, hai fatto la cazzata, la pasta al forno sarà una merda!

Non so perché continuo a guardare con languore un vassoio di dolci, quando so perfettamente che a me i dolci non piacciono, che poi per altro mi si buttano tutti sul culo e devo fare mille e duecento squat per smaltirli...sostanzialmente ho questa innata propensione a farmi del male.

Ma perché? Mi chiedo, ora alle 3:53 di notte, me lo chiedo in fondo chi te lo fa fare?
Me lo ripeto tante di quelle volte "ma chi te lo ha fatto fare" che a volte penso che nella mia vita il mio mantra sia questo.
Me lo ripeto cento volte, ossia tutte le volte che in palestra mi abbasso per fare sto benedetto squat che dico, stronza che non sei altro, mangia di meno invece di suicidarti con il personal trainer che ti guarda, mentre tu a fatica respiri, in un lago di sudore.
Ma chi te lo fa fare? 
Ma chi te lo fa fare?
Sapete cosa? 

Una mia paziente in una situazione più che drammatica, difficile da gestire emotivamente anche per me, mi disse "Dottorè cento jorna si campa, e un jornu si mori!" ho pensato a quella frase per giorni e giorni, non cogliendone mai veramente l'essenza, forse la capisco solo ora, che ho un sonno della miseria, cento jorna si campa e io in questi miei 100 giorni voglio vivere tutto al meglio, voglio non dire mai potevo farlo e non l'ho fatto, potevo dirlo e non l'ho detto, potevo amare e non sono stata abbastanza coraggiosa.
Voglio poter dire che non ho avuto paura di stare male, paura di soffrire, voglio poter dire che delle cose belle che mi sono state concesse non ho rinunciato a nulla, vorrei potere dire che un volta nella vita le cose non sono andate come sapevo ma come volevo.

Quando si gioca una partita a carte e si sa giocare bene, si riconosce una mano buona da una cattiva, e tante volte mi sono giocata delle pessime partite pur avendo delle carte vincenti, e ho visto vincere persone bluffando, o con delle mani non buone ma che credevano più di me in quello che stavano facendo, oggi sono io che ho una mano un pò schifosa, e so che le possibilità di vincere sono veramente millesimali, ma so che questa partita così come tutte le altre che verranno la devo giocare, perché se mi alzo dal tavolo mi sarò autoproclamata perdente, quindi decido follemente di rimanere seduta e giocare le mie carte, che tanto al massimo perderò la mia fiches, ma ne avrò ancora una in mano da giocare alla prossima mano, che chissà che non sia la mia partita fortunata.
Quindi voi fate un pò come vi pare, io ho già fatto la mia puntata.

Madame e monsieur… rien ne va plus, les jeux sont faits!” 

lunedì 11 settembre 2017

Le dame, i cavallier, l'armi, gli amori.

Bentornati,
"Agosto è ancora nei miei sensi" come cantava il buon vecchio Britti, insomma, faccio una certa fatica a mettermi sul setting autunnale, uso ancora la crema al cocco, e sudo come una pazza quando sono in palestra è evidente che sia ancora estate.
Ma veniamo a noi. 
Volevo mobilitare l'opinione pubblica per riabilitare il servizio di leva obbligatorio, la Naja, la cartolina Rosa. Per rivedere un po' di tempra, un po' di spirito di adattamento, un po' di senso di responsabilità, rispetto delle regole e anche un po' di disciplina.

L'altra sera, rientravo a casa carica come un beduino, e giusto al bar sotto casa mia, i soliti amorevoli habitué sfumazzando una sigaretta si sono limitati a guardarmi, mentre arrancando, procedevo verso il cancello, nessuno dei 4 baldi giovani che si alzasse per dirmi "Le serve una mano?", cioè almeno fatela una mezza recita.

Ora, non parliamo di cose di fantascienza come : aprire lo sportello della macchina, oppure al ristorante,entrare prima per controllare. Negli altri luoghi aprire la porta e aspettare che la donna entri. Veramente robe da Ritorno al Futuro, 2001 Odissea nello spazio. Per non parlare del baciamano. Insomma la galanteria è morta, stecchita, e con lei si è portata gli ultimi gentiluomini. Se le cose di cui sopra possono passare inosservate, o come delle minuzie, dei dettagli, un surplus, quello che invece non dovreste mai dimenticare sono le buone maniere. 

Quindi quando una donna vi dice di no, è no, non è un forse e nemmeno un perché no, quindi che siano delle avance spinte o semplicemente degli sms, smettete se non gradisce, non è una possibilità ma un imperativo. Se non la sentite da tempo, abbiate la bontà di non essere pretenziosi, e magari abbiate la buona creanza di chiedere come sta? E se ci sono le condizioni affinché possiate anche solo chiedere di prendere un caffè figuriamoci altro. E se lei vi desse un molto delicato e per bene "due di picche" non insistete, con il duplice orribile effetto "affamato" e "a tempo di guerra, ogni fontana toglie la sete" perché sembrereste veramente degli sfigati.




Se non risponde alla prima chiamata, e non vi richiama, vi rifiuta la seconda, e direi che non è il caso di insistere, se le vi dice che si è persino pentita di avervi rivolto la parola, fate un passo indietro non potete scriverle, e dopo il terzo diniego, scriverle ancora... lasciatela andare è evidente che non c'è trippa per gatti, perchè dare la conferma della vostra manifesta incapacità?
Quindi riepilogando:
- Se dice no è no
- Se vi dice che non gradisce le vostre attenzioni, e non vuole essere disturbata nemmeno con un messaggio su What's App, cancellate il numero e dimenticatevi che esista.
- Se non la vedete da un anno e sentitite da altrettanto tempo, esordite quanto meno con un come stai.
- Se dopo un anno rifiuta gentilmente i vostri inviti, non insistete e sopratutto siate eleganti nell'incassare il colpo, che il  "Se, vabbè, Cià" lo dici a tua sorella. Con il dovuto rispetto per la sorellina.
A proposito ricordatevi sempre che quello che fate alle Donne lo state facendo anche alle vostre mamme. 

Forse, quel servizio militare, vi insegnerebbe a rispettare gli ordini, ed anche quei no, che a volte sono detti con garbo altre volte urlati. Ma sono sempre dei no!

“Nessun uomo che non sia un gentiluomo nell'animo è mai stato, da che mondo è mondo, un vero gentiluomo nei modi. ”  Charles Dickens.



mercoledì 9 agosto 2017

Comunque Andare...

Oggi il caldo è stato tanto e tale che sudo praticamente da ferma, cosa che non si verificava da anni, soffro il caldo maledettamente, sudo in un modo imbarazzante il che mi rende particolarmente nervosa, pezzo ma non puzzo però, a tal proposito vi ricordo che di acqua e sapone non è mai morto nessuno, e che il deodorante serve ma non basta.
Oggi andrò a lavorare, il mio turno di notte mi aspetta, e poi finalmente mi godrò il primo blocco di ferie vero, con quelle che sono state le mie compagne di avventure universitarie palermitane.

Di solito mi dedico al post nostalgico a settembre, quando la temperatura comincia a calare, quando in pochi ancora profumano di crema solare, quando gli amori estivi stanno per finire, si rientra a lavoro, a scuola, gli esami attendono al varco. Insomma di solito c'è l'atmosfera giusta per un pizzico di nostalgia.

Da che ho memoria, l'estate è la mia stagione, nonostante il caldo, è da sempre la stagione dei balli sfrenati, di piedi sulla sabbia tiepida al chiaro di luna, di capelli increspati dalla salsedine, di storie che ricordo ancora come se fosse ieri e di cui ho conservato anche dei cimeli. Questo almeno era quello che succedeva dai 16 ai 29 anni, ecco dopo i trenta le mie estati hanno preso l'odore del mare al mattino, di libri macchiati con la crema solare, di tramonti, di vino bianco sorseggiato davanti al mare. L'estate di viaggi e nuove scoperte, nuovi posti. 
Questa estate per me è l'estate della consapevolezza, di essere diventata adulta, di potermi permettere di pagarmi una vacanza da sola, di essere diventata donna, di piacermi e anche di piacere.
Non scrivo mai per caso questi post, lo faccio perchè spero che un paio di persone lo leggano e che leggendo possano sentirsi confortati, o rimproverati o forse ancora farsi una risata.

Mi hanno accusata non molto tempo fa di avere un problema: "tu sei troppo ambiziosa!", e lo sono davvero, faccio un lavoro che mi piace, quando mi dedico ad una cosa lo faccio anima e corpo e provo a farlo al meglio delle mie possibilità, e non credo sia un limite. Sono consapevole di chi sono diventata, sono il frutto degli incontri che ho fatto, dei libri che ho letto, dei film e della musica che ho visto e sentito, so quanto valgo e ho smesso di sminuirmi e di svendermi, mi hanno fatto credere per anni di non essere abbastanza bella, intelligente, magra. mi hanno fatto credere che una come me, si doveva accontentare, perchè "figurati, una come te?".

Ecco l'ho creduto per tanto tempo, e ho dovuto faticare per capire che io ero abbastanza ma che sul mio percorso ho solo incontrato gente troppo piccola, che ero diventata lo specchio delle loro insicurezze delle loro mancanze.

Ovviamente questi percorsi sono duri e dolorosi, e faticosi e ti viene voglia di mollare spesso e volentieri, ma "il destino ha la sua puntualità" canta Ligabue e così ci viene incontro sempre la vita a sorprenderci, a volte con una canzone, a volte con un libro a volte con un incontro fortunato, e anche io ho avuto il mio aiutino un bellissimo libro "Solo Bagaglio a Mano" che consiglio a tutti di leggere.

I guai sono delle opportunità, le cose che non vanno come vorremmo sono delle opportunità, i bivi sono delle opportunità, lo sono anche gli incontri inaspettati.

Imparate a volervi bene, imparate a leggere i segni che troverete sulla strada, non demoralizzatevi se vi troverete controvento col tempo imparerete a navigare anche col vento a sfavore piegando un pò la nave e andando di bolina, le donne che come me sono indipendenti,sono solo per uomini coraggiosi, gli altri vi diranno che non siete abbastanza, non credetegli. 

Esistono quelli coraggiosi, che tirandovi su i capelli anche quando siete struccate ed anche un pò sudate, si metteranno alle vostre spalle, accompagnandovi davanti ad uno specchio e vi diranno "guardati, che sei bellissima" e anche se fosse una piccola bugia fatelo, guardatevi che siete bellissime, non sarete delle persone migliori con qualche chilo in meno sarete solo più leggere, ed un uomo che pensa che sia così importante è solo un cretino, non rinunciate ai vostri progetti ed ai vostri sogni per nessuno, siate ingorde di vita, e vedrete che la vita stessa vi sorprenderà.

Il mio aiutino ha il suono di una canzone della Vanoni: "Dettagli", ascoltatela se vi va, vi regali giusto qualche frase:

e’ inutile tentare di dimenticare
per molto tempo ancora nella vita
dovrai cercare
dettagli cosi’ piccoli che tu
non sei ancora pronto per capire
ma che comunque contano per dire
chi siamo noi
[...]
e senza errori non si ha mai felicita’
[...]
non dirmi che nel cuore non ti resta
piu’ quasi niente
a furia di dettagli stai cambiando
e gia’ si sente
la piccola scintilla 
fa il grande incendio

Mi auguro che qualcuno leggendo si sia riconosciuto, che qualche altro si metta davanti allo specchio e riesca a guardarsi in faccia senza vomitare specie se ha ferito chi gli stava di fronte, spero che davanti allo specchio ti ci metta anche tu e che quello che sei diventata ti piaccia, spero che a chi canticchia la Vanoni arrivi un pò della mia gratitudine, perché essere delle anime gentili ed essere sensibili è un dono per se e per gli altri, spero che possiate andare avanti portando con voi i vostri incontri fortunati e dimenticando un po' delle cose che vi ancorano al passato, siate coraggiosi, e ricordatevi di viaggiare col bagaglio leggero.

Vi auguro una meravigliosa estate!

Monica.

lunedì 31 luglio 2017

CRITERI DI CLASSIFICAZIONE DELLA SINDROME DI PETER PAN


In medicina per fare diagnosi di malattia, non sempre, ma talvolta vengono studiati degli elenchi che riportano una serie di sintomi più o meno tipici di quella patologia. Ora, sarà forse perché sono di guardia, ma ho pensato: “sarebbe grazioso, se qualcuno, si preoccupasse di stilare i criteri di classificazione della sindrome di Peter Pan” sarebbe molto utile, per altro, per chi non si riesce a barcamenare nel mare magnum degli stronzi che ci sono in circolazione. Siccome chiaramente non voglio essere sessista, vi metterò anche quelli per le donne diciamo cosi disturbate.
Solitamente in medicina, servono due o più criteri per dire che un paziente è affetto da quella data malattia, e io per semplificare ulteriormente le cose ho pensato di dividere i criteri in maggiori e minori, ne bastano solo sue maggiori per dire che il paziente che abbiamo di fronte è affetto dalla sindrome, o un maggiore e due minori.


La sindrome di Peter Pan è una patologia subdola che colpisce prevalentemente l’uomo ( il sesso maschile sarebbe quindi un fattore di rischio, come il colesterolo per l’aterosclerosi ), e se nella fase da giovane uomo potrebbe essere latente, non manifesta, col passare degli anni quindi una volta che arriva l’età adulta, diventa conclamata. La Nanotenia Psichica (questo è il nome tecnico della sindrome, noi ridiamo e scherziamo ma questa è veramente una patologia) è diagnosticabile quando due o piu criteri maggiori o un maggiore e due minori vengono soddisfatti.

Criteri maggiori:

1.        Età compresa tra i 35 e i 99 anni. (per le donne l’età si alza un po’, diciamo tra i 40 e i 70 ma loro, non ammetteranno mai di essere over e si caleranno gli anni, cosi le fasce di età saranno coincidenti, almeno idealmente)

2.       Sesso maschile. (la sindrome si manifesta, raramente, nelle donne che comunque possono manifestarne qualche variante)

3.       Single, scapolo, o a volte separato. (nelle donne separate e con figli di solito trai 18 e i 20 anni)

4.       Totale incapacità a rispettare la parola data, gli impegni  e di assumersi qualsivoglia responsabilità fosse anche andare a comprare un panino e 100 grammi di prosciutto cotto.

5.       Pensa solo a se stesso e ogni tanto si accorge anche di te.

6.       Vive ancora con papino e mammina e quest’ultima è venerata come la Madonna del Carmelo.

Sebbene questi criteri siano già a mio avviso più che sufficienti per riconoscere il bambino perduto e scappare dall'isola che non c’è, vi voglio venire ulteriormente incontro e fornirvi una sorta di corollario a quelli che sono i criteri maggiori.

ü  Tendenza al divertimento, alla leggerezza, a volte portato alle estreme conseguenze per cui, vanno anche a ballare, il più delle volte alle serate revival  oppure a quelle “italiane” unici baluardi in cui possono cantare e ballare senza sembrare dei rincoglioniti in mezzo a stuoli di ventenni con le maglie con la scritta bomber ( se la indossano anche loro fuggite, è allo stadio irreversibile). Le donne invece solitamente vanno alle stesse serate, truccate come le figlie di 20 anni vestite come loro e solitamente vanno proprio insieme, non mi meraviglierei se andassero in giro con delle maglie con su scritto “milf do it  better”.

ü  Si ammazzano di selfie, questo è unisex, le donne con la variante boccuccia stretta a culetto di gallina a volte nei casi più gravi anche gli uomini che comunque di norma fanno le foto in palestra.

ü  Quando sono al mare luccicano da lontano come le sarde nelle cassette al porto di Sciacca, anche questo è unisex, per quanto olio abbronzante hanno addosso. Lui rigorosamente con lo slip, per lei costume leopardato declinato i tutte le salse dall’intero al perizoma passando per tutto quello che ci sta nel mezzo. Entrambe perfettamente depilati. Che può essere anche piacevole peccato che la forza di gravità è inclemente e tutto tende al basso, quindi…fate voi.

ü  Utilizzano i messaggini, o whatsapp, non sanno più fare una telefonata. (unisex) Solo che rispetto a quando erano giovani, ora per scrivere un messaggio, devono avere le braccia lunghe dal metro e mezzo ai due metri. O mettere gli occhiali poggiati sul naso.

ü  Risvoltino e mocassino. O risvoltino e sneakers. Vale come due criteri minori l’uso delle converse. Che ameno che tu non sia un gran figo, molto ricco o tipo Lapo Elkan o Gianluca Vacchi o tutt’al più Bobone Vieri, nun ce devi nemmeno pensaaaaaaare.

ü  Playstation in casa, con Pes 2017. (gravissimo) per non farsi umiliare ci gioca la notte.

Hanno quindi la propensione al divertimento, abilità nella fuga e ricercano qualcuno che gli faccia da balia, o per meglio dire da surrogato materno.
A prima vista, sono assolutamente divertenti, praticamente aria fresca quando fuori ci sono 40 gradi, poi ti accorgi che in realtà sono tipo fossilizzati sui 25 anni che non hanno più. Assolutamente validissimi se volete accompagnarvi nei mesi estivi, saranno il vostro climatizzatore sostanzialmente.
Non si guarisce mai praticamente, quindi inutile che vi sforziate, nelle donne a volte succede che ci sia una remissione completa e solitamente avviene quado si accoppiano.

“ Chi l’avrebbe mai detto che la maturità è solo una breve pausa durante l’adolescenza”?

lunedì 10 luglio 2017

Andamento Lento.

Buona sera,
è da un po’ che non condivido i miei sproloqui con voi, ma come sempre l’ispirazione arriva all'improvviso.
Ieri sera come spesso accade la domenica, mi trovavo seduta ad un tavolo, in attesa dei miei amici, con una birra fresca, nel posto in cui mi riconcilio con me stessa, OceanoMare, Gianco per gli Agrigentini, un chiosco di legno, con degli enormi divani a righe bianche e blu proprio sul mare, è uno di quei posti dove sederti in silenzio ad ascoltare il rumore del mare col suo andirivieni.

Ma ieri sera era domenica e la domenica si sa è la sera della musica dal vivo.

Quindi il rumore delle onde era sopraffatto dalla musica di giovani talentuosi artisti che con tanta energia e tanta buona volontà, visto il caldo ci stavano allietando con il ritmo frenetico delle Hits del momento, ma ad un certo punto… Magia… Iniziano le note di "Purple Rain" ed avviene un miracolo…si formano le coppie, che guadagnano piano piano spazio davanti alla band.
Onestamente non credo ai miei occhi, non vedo ballare un lento (quelli ai matrimoni non valgono) da almeno 10 anni, forse di più.
Il mio ultimo lento l’ho ballato proprio da OceanoMare, grazie al mio caro amico Emanuele che mentre cantava davanti a un sacco di gente una ballad (ero cosi shoccata che manco la ricordo più) mi invitò ballare, mi sono sentita come quella fan di Robbie Williams nel suo live a Knebworth, per chi non lo avesse mai visto quel live, la giovane fortunata sulle note di “Come Undone” non solo si fece il lento appassionato, ma palpò culo di Sir Robbie e limonò duro. Ecco tranquillizzo tutti il mio è stato solo un castissimo lento, ma bello però.
Forse, però questo non vale, quindi faccio un altro sforzo e vado indietro di 6-7 anni ed eccolo il lento con il mio fidanzato, quello che pensavo fosse Amore e invece era un Calesse… e balliamoci sto lento, i Nomadi che già mettono un po’ di ansia, ma io dovevo ascoltarla bene quella canzone “Un Pugno di Sabbia” sapete di che parla di corna, of course. Insomma quella canzone fu foriera di sventure, ma a me ancora oggi piace e me la sparo quando sono incavolata.



Ci ho preso gusto, così il mio giochino con la macchina del tempo continua, il liceo lo zompiamo a piè pari, perché i lenti non si usavano già più, o eravamo rockettari o tamarri appassionati della musica dance, che nel duemila sfornava successoni, Gigi D’Agostino e gli Eiffel 65 giusto per cintarne due nel mucchio. Ma c'è da dire che io sono stata sempre na mezza sbullonata, mi ricordo che con un walkman, grande quanto una cassetta di pomodori datterini, riproponevo scena (ai limiti dei conati di vomito, tanto è melensa) del tempo delle mele.

Immaginatevi: autobus, gita di primo superiore, cuffie messe di soppiatto all’insaputa del mio amorino adolescenziale, che come se non bastasse,  era tipo all'insaputa anche del fatto che io fossi cotta di lui, per cui tra lo shock della rivelazione amorosa e quello della canzone strappacuore credo abbia abbracciato la poltrona dello psicoterapeuta a tempo indeterminato, per la cronaca, anno scolastico 1998\1999 e il successone in questione era “Niente di Più" dei Lunapop che quell’anno imperversarono con il loro CAPOLAVORO “Squerez”. 
Anche li, la scelta del brano quasi suicida, infatti inutile dirvi che di quell’amore li rimane solo un vago ricordo di un bacio su un dondolo l’estate successiva… una storia d’amore lunghissima: 3 giorni, poi vitti maluversu e me la sono data a gambe levate, per ovviamente poi pentirmi struggermi e tormentarmi.

Ma il primo ballo lento, da che ho memoria fu ad una festa di compleanno, non con una canzone d’amore ma con LA canzone d’amore “Always” Bon Jovi , correva l’anno 1996 e qualcosa, io avevo dodici anni lui si chiamava credo Marco, si ballava a distanza di sicurezza, stabilita nella convenzione di Ginevra, con le mani poggiate sulle spalle del partner e il braccio steso per tutta la sua lunghezza, si procedeva più o meno a tempo spostandosi in orizzontale con movimento delle gambe ad affettatore di salame. Si ballava in loop tutta la sera sempre la stessa canzone, nascevano i primi amori, niente baci, anche perché tra me e Marco intercorreva praticamente un metro, i più audaci accorciavano le distanze a rischio della vita, e fu così che temerari come Mel Gibson in Braveheart arrivarono anche per noi i primi baci a stampo, che la lingua era proprio soft porno all’epoca dei fatti. Il suddetto Marco di cui non ricordo nemmeno il volto, “se n’è andato e non ritorna più” come cantò giusto qualche anno dopo  Laura Pausini, insomma non so minimamente che fine abbia fatto.


Certo si capisce che coi lenti io le cannavo tutte, per cui non scelgo le più canzoni, le mie storie d’amore sono senza colonna sonora, magari in realtà c’è la musica di sottofondo ma me la tengo per me, visto che alla fine sti lenti sono stati tutti preludio all’addio.

Dopo questo excursus nelle mie sfighe sentimentali che come vedete affondano le radici molto lontano, torniamo a ieri e a quelle coppie che ballavano, un paio diciamo un po’ “vintage” quelle che ho guardato con attenzione ed ammirazione, belli, a tempo (non tutti con la musica) ma col loro tempo, andavano all'unisono, e si guardavano negli occhi, sorridendo, mi è parso un miracolo, poi siccome sono in fase mestruale il pianto arriva, così, repentino come uno schiocco di dita e quindi ho distolto lo sguardo prima che avvenisse l’irreparabile. 
Dall'altro lato una giovane coppia, non molto a tempo, ad onor del vero, ma nel loro strano dinoccolare appassionati, il fuoco per il fuoco, una giovane e vigorosa fiamma accesa e ostentata a noi poveri sfigati, che eravamo seduti a bordo pista, poi lui le ha dato una pacca sul sedere ed è scattato il momento ignorante, così onde evitare di trovarmi i due a limonare a due centimetri dal viso, riprendo a farmi gli affari miei, e vedere i movimenti sinuosi dei musicisti sui rispettivi strumenti.

Stasera voglio essere sincera.

Ho nostalgia dei lenti, e desiderio di chi riesce ancora a fermarsi, a godersi le cose, perché in fondo nei lenti sentivi tutto, profumo, calore e talvolta anche il battito del cuore, i respiri nelle orecchie e le frasi bisbigliate timidamente, ecco, mi piacerebbe vedere meno sfrontatezza, e se non fosse chiedere troppo, invitateci voi a ballare che siamo stanche di dovervi tirare sempre per la manica della camicia, perché adesso sfrontate lo siamo anche noi forse un po’ stanche di aspettarvi.



martedì 4 luglio 2017

Io ho imparato e tu?!

Pensierino della notte.

Ho imparato che le strade tortuose non sempre sono il migliore modo per arrivare da un punto ad un altro e che non è vero per niente che ti godi un bel panorama, anzi a volte il panorama è proprio una grande merda. A meno che tu non sia il medico della guardia di santo Stefano di Quisquina e allora di strade dritte non ce ne sono e il panorama è veramente mozzafiato. ( e scusate se me la sento un attimo annnacare) 

Ho imparato che se stai camminando a piedi da chilometri, arrivi stanco morto, solo se viaggi col bagaglio pesate, se fumi come un turco, mangi come un porco e bevi come un cammello e quindi se non svuoti il bagaglio dai pesi inutili e non ti disintossichi va a finire che ci lasci le penne e se lo fai consapevolmente sei proprio un pirla! Ciò che non uccide non è vero che ti fortifica,il più delle volte è un gancio ben assestato  sul naso e la botta ti intontisce assai proprio.

Ho imparato che i chiodi non schiacciano i chiodi, i chiodi si schiacciano col martello ma siamo troppo impauriti dall'assestarci un colpo sulle dita per utilizzare il giusto strumento così perdiamo un mare di tempo per piantare un chiodo con un altro chiodino di merda! 

Ho imparato che non esistono domande che ci poniamo su noi stessi senza risposta, perché la risposta è dentro di noi e qualche volta è giusta. 

Ho imparato che nella vita abbiamo diritto a 46 ore di felicità ma per me sono troppo poche, e io voglio almeno arrivare a 50 cifra tonda, come me! 

Ho imparato, perché me l'ha detto Tiziano Ferro, che l'amore è una cosa semplice, ma non ho alcuna voglia di dimostrarlo a nessuno, forse qualcuno lo dimostrerà a me. 

Ho imparato che nella vita ci autodeterminiamo quindi: ho detto NO alla gente che si lamenta sempre, a quelli che non sorridono e a quelli che ridono troppo e senza motivo, ho detto NO a chi mi fa sprecare del tempo prezioso e a chi invece corre sempre senza fermarsi mai, ho detto NO agli egoisti, ai superficiali ed ai codardi, ho detto no a chi non sa  sfruttare le
Opportunità che ci vengono offerte, a chi non sa riconoscere la bellezza e a chi non si bea delle meraviglie degli incontri inaspettati. Ho detto no al colesterolo e si a Valsoia ovviamente. 


Si ai sorrisi, ai balli lenti che nessuno sa fare più, alle persone che si aiutano tra loro e a quelle che in due è già una folla. 

Ho Imparato ad amare me stessa.
Ho imparato a guardare lontano.
Ho imparato che se una serratura è dura e cigola anche dopo aver messo lo svitols va sostituita una cosa rotta la devi sostituire.
Ho imparato a sognare da bambina e lo faccio ancora ora solo che non voglio più  raccontarlo a gente che non sogna più.

Ho imparato che la paura paralizza, e chi è paralizzato dalla paura rimane fermo mentre il mondo intorno va avanti. 

Ho imparato a non guardarmi indietro, ad andare oltre e soprattutto a non rimanere bloccata per troppo tempo nello stesso posto.

"Sono cambiamenti solo se spaventano"

Buona notte.
Monica

lunedì 12 giugno 2017

La solitudine dei numeri primi.


Ecco nella vita, si fanno incontri imprevedibili, quindi capita a volte che il nostro percorso si arricchisca di nuove conoscenze, nuove amicizie, alcune, quelle più fortunate ce le portiamo dietro tutta la vita.
Quello che mi fa davvero ridere, sono le amicizie dell'ultima ora, quelle dei disperati, quelle di chi ha fatto attorno a se il deserto, vi si aggrappano con uno sforzo immane come le patelle sugli scogli. E proprio come le patelle finiscono alla fine dell'estate, in un bel piatto di pasta da consumare velocemente prima che si freddi. Abbiamo due mesi per goderci i vostri sorrisi finti, i cuoricini sulle bacheche e i sei bellissima, incantevole e ovviamente meravigliosa. E dopo ferragosto? Quando finirà il turbinio degli aperitivi? Quando arriverà il momento delle serate casalinghe? Quando arriverà il momento del "pizza e film"? Che ve ne farete di quegli estranei consumati voracemente?
A me il meccanismo del fast food fa sempre impressione, in qualsivoglia relazione interpersonale.
Il meccanismo dell'amicizia compulsiva è sostanzialmente identico a quello che mette in atto chi chiude una relazione e subito ne cerca un'altra, e va bene qualsiasi cosa sia chiaro, che stare da soli proprio non fa per voi, quindi non potete essere anche selettivi.
A me 'ste cose mi hanno fatto sempre un po' specie, forse perché cerco sorrisi autentici, gente che attribuisca il giusto valore alle cose e alle persone, gente che attribuisca il giusto valore a se stessi, che chi si ama è già a metà dell'opera.
Sarà che credo nella magia degli incontri, credo nelle energie positive che scaturiscono dalle alchimie inaspettate, da chi si sceglie per piacere e non per bisogno, da chi vive bene con gli altri ma ancor di più con se stesso.
Sarà che ho imparato che alla fine contano solo poche persone, e che se voglio arricchire la mia vita devo circondarmi di persone a cui valga la pena donarsi in termini di tempo ed energie, che posso anche fare settemila aperitivi, e dodici selfie al minuto, ma è impagabile la sensazione adrenalinica di rischiare un investimento emotivo, la roulette russa dei sentimenti, il bungee jumping delle emozioni.
A casa non mi piglia la tristezza per quello che non ho saputo fare in 32 anni di vita, il rimpianto di non aver saputo dare e quello di non aver saputo accogliere per fortuna non mi appartengono, la vita non può e non deve ridursi a una serie di occasioni mancate, quindi le amicizie che profumano di olio solare non fanno per me.
Amo troppo la mia libertà e il rumore dei miei pensieri per pensare di non concedermi dei momenti di solitudine.
Per riempire gli spazi vuoti ci sono i libri, la musica, lu scrusciu du mari, i tramonti, c'è la scrittura, le passeggiate e la palestra, tengo anche la televisione spenta, così il cigolio delle idee lo sento meglio.



Dovreste fermarvi, fare il punto della situazione, concedervi del tempo.
Stare soli non è un lusso che tutti possono concedersi, stare in buona compagnia è un dono prezioso.





Buona Serata,
Monica.