sabato 6 gennaio 2018

Smemo, Squerez, Vespe truccate. Riavvolgiamo il nastro?

Sto ascoltando Cesare Cremonini, vent'anni fa (circa) ho consumato "Squerez?" uno dei primi cd che ho potuto comprare, sacrificando parte di una paghetta in Lire, che mi doveva bastare per la benzina e per qualche morigerata uscita, in cui il massimo della trasgressione era un martini con ghiaccio e un'oliva verde.


Avevamo gli scooter, un mare di gel nei capelli (appannaggio quasi esclusivamente maschile), avevamo i brufoli, e i miei amici cominciavano a coprirsi di pelo sul volto, e ora quando li vedo temo sempre si siano convertiti a qualche strana religione che gli impone delle barbe che Noè scansate, passavamo il tempo a chiacchierare, altro che what's app e storie sui social, ci concedevamo qualche autoscatto ma pochi perché con il rullino mica potevamo cancellare e riscattare e il rullino costava e anche farsi sviluppare le foto, per cui niente foto con le bocche pittate e strette, chiedetelo ora ai quattordicenni.
Oggi ho ripulito un pò casa e sono saltati fuori i diari del liceo e una marea di lettere perché quando avevo 14 anni, andavamo in vacanza studio e facevamo amicizia, sulle soglie del duemila un pioniere mi scrisse "hai l'e-mail? ti lascio la mia è più semplice e veloce", che a leggerlo adesso mi mette tanta di quella tenerezza. Io e molte altre ragazze sceglievamo con cura la carta da lettere, le penne colorate, e il rito di affrancare e spedire dall'altra parte dello stretto era di un piacere impagabile, poi quelle lettere sono state sostituite dai primi cellulari e dai primi sms, e cambiò il mio mondo, arrivarono gli squilli, ti sto pensando e driiin... le Christmas card con gli e sms illimitati, le prime serate in discoteca. Ho ritrovato dei biglietti di auguri di gente che non ho la benché minima idea di che volto abbia, ho ritrovato delle vecchie foto, e tanti sorrisi che ora dopo vent'anni sono sempre i sorrisi familiari, delle mie migliori amiche. 
Ho aperto le pagine ingiallite e colorate dei diari, dove raccontavo molto e segnavo pochi dei compiti per casa, i nomi criptati al punto che sono diventati ora una nebbia fitta dalla quale non cavo un volto manco a pagarlo, esultavo per un 4 e 1\2 in matematica, e pensare che sono riuscita a laurearmi, ha del miracoloso.
Ho diverse chew-gum attaccate su quelle pagine, si sente ancora un vago odore di menta o forse di cannella? (CHE SCHIFO).


Non pensavo che avrei mai potuto dirlo, ma si, noi eravamo diversi, penso ancora con emozione ad uno dei miei primi baci su un dondolo in estate, e forse ci pensa anche il papà della mia compagnetta di classe che beccò me e il mio amore 14, storia lunga tre giorni, tragedia successiva durata anni, ma che ne devono sapere Romeo e Giulietta. Ma c'era l'incanto...c'era la magia, c'era il juke-boxe e le canzoni che andavano in loop, noi seduti su un muretto a cantarle a memoria, in due senza casco, e -"Pronto sono Monica, c'è Manu?"
-"ma che fai mangi? ma sono le quattro di pomeriggio. Che mangi?"
-"FRITTATA!" e io che ingrassavo al solo suono della parola FRITTATA. 
"Dopo i compiti andiamo al viale?" e così col freddo prendevo il mio liberty celeste e correvo al viale, senza appuntamento senza cellulare, che tanto qualcuno li lo trovavo sempre, e poi c'eravamo date appuntamento due ore prima mentre la mia amica masticava felicemente qualcosa e io crepavo di invidia perchè lei era un fuscello. E quante parole, fiumi.



Noi eravamo diverse, e non sapete quanto mi pesa dirlo, non ci saremmo mai sognate di mandare foto mezze nude, e alle 11 a casa (d'inverno) , d'estate ci veniva concesso un pò di tempo in più,  il mare, la sabbia, i tramonti, quei quattordici anni sono stati magici, così fino ai 18. Ci sono stati tanti balli lenti, e voi non sapete che bello è stringersi intimiditi, altro che selfie da bagasciona. Poi la fretta di diventare grandi, perchè poi? 

Poi la comunicazione è diventata rapidissima, stringata, arriverà ad estinguersi del tutto, ma per fortuna, noi trentenni della terra di mezzo, sappiamo ancora parlare, lo facciamo dandoci un tono spesso davanti a un bicchiere di rosso, quell'incanto che voi avete bruciato davanti a quella foto da Lolita, noi ce l'abbiamo ancora.

"Ci sono occhi che tagliano il silenzio e mi piace, mi piace parlarti di me, 

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