Ieri ho fatto indegnamente da guida in centro storico a 36 diciottenni, più o meno, della provincia di Milano.
Ho pensato, ora a chisti chi ci cuntu?
Essendo alta due mele o poco più, "attipu" puffo, salgo qualche gradino della scalinata della madonna degli angeli, alle mie spalle un pozzo e di fronte a me questi ragazzi alcuni alti due metri che onestamente mi ficiru veniri i complessi.
I primi minuti ho pensato a che abilità abbia avuto mia mamma a fare per oltre 20 anni l'insegnante, e a tenere a bada orde di giovani, e io che ero già in panico dopo 15 minuti.
Minuti in cui questi ragazzi erano totalmente distratti e non perché stessi dicendo delle cose noiose, solo non avevo trovato il canale giusto per parlargli, cosi ho unito pollice ed indice, li ho portati alla bocca e con la giusta inclinazione della lingua e tutto il fiato che avevo in corpo, ho fischiato, proprio, come si fa con le pecorelle.
I loro sguardi attoniti, e anche divertiti, e immediatamente il silenzio.
Gli ho raccontato la prima tappa della nostra passeggiata, andavo avanti sola, mi hanno seguita per chilometri, li sentivo borbottare, avrebbero forse voluto andare a fare un aperitivo, invece erano costretti a starmi dietro, altri scalini usati a mo di palchetto, e la storia della chiesa di santa Rosalia e delle suore fantasma di via Foderà.
Abbiamo camminato fino a pizza municipio, dentro al teatro Pirandello, ho fatto vedere Luigi Pirandello con gli occhi di un agrigentina che ha letto e visto molte scene pirandelliane, e ecco sti ragazzi mi ascoltavano, mi hanno anche detto che avrebbero voluto leggerlo.
Arrivammo quasi al capolinea della nostra passeggiata, che avevo deciso dovesse terminare in cattedrale, sul colle di Girgenti.
Ultima e ripida scalinata, prima di cominciare la salita inizio a spiegare cosa avremmo visto, dell'eterna sfida tra San Giullannu e San Calò, della Bibbirria e del Rabato, du Rabateddu, della frana, di chi è riuscito a scamparvi, dei vicoli e dei cortili. Alla fine alzo gli occhi e ho visto 36 sguardi e 36 bocche spalancate ad ascoltarmi, e poi ho sentito partire un applauso, 72 mani che battevano all'uniscono per me. Trentasei 18enni mi stavano ascoltando.
Arrivati davanti alla cattedrale ho spiegato le mie quattro nozioni architettevoli e storichevoli sull'edificio, e poi quando erano tutti adunati attorno a me ho deciso che una volta che avevo guadagnato la loro attenzione dovevo lasciargli un messaggio.
Gli ho chiesto di portare nel cuore Agrigento e la cattedrale, di farsi testimoni di quello che sta succedendo in questa città, di sentirsi un pò giurgintani e non turisti, di raccontare di come qui noi giovani ci stiamo arrangiando alla bene e meglio e a furia di bocconi amari sta città la amiamo comunque, gli ho chiesto di farsi testimoni oltre lo stretto di una città ferità, nel cuore, della cattedrale che sta crollando.
Gli occhi a quel punto erano pieni di incanto, i miei di sicuro, gli ho detto che sono il futuro di questo paese e che sono la speranza di questo paese, che però il futuro non ha ragione di esistere se perdiamo la memoria e che loro sarebbero stati tra qualche anno la mia voce al di la dello stretto.
Altro applauso.
A questo punto ero veramente incredula, ma siccome si sa siamo la città di Pirandello, un vecchietto bibbirriotu, che aveva assistito al mio discorso, mi Talià e mi dissi (mi guardò e mi disse) "Signorì, ORA STI COSI CA DISSI CI LI VA CUNTU A ME MUGLIERI, N'HAIU VISTU COSì NNI STA VIA, MA CU I SO PAROLI MI SENTU MACARI IU ORGOGLIOSO DI ESSERE TISTIMONI DI STU SCATAFASCIU GIURGINTANU. Però ora ca parlà lei u sa chi cci dicu, ca macari a mia mi sta parennu bella a Bibbirria".
Li ho accompagnati nuovamente al posteggio passando per Santa Maria dei Greci, li ho abbracciati virtualmente tutti, alunni e prof.
Mi sono chiesta come mai non ho fatto l'insegnante di lettere.
Poi mi sono ricordata che al mio primo compito in classe di latino ho preso 3 e 1\2.
E quindi mi sono diretta al bar dove mi aspettavano gli amici, felice, e con le gambe distrutte.
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